La
girata al cinghiale con il Dachsbracke
Il
vocabolo "girata" è stato inserito nel lessico venatoriese
italiano da Rodolfo Villani, ispettore forestale che ha trattato e
divulgato, soprattutto tra il 1925 e il 1943, con una impostazione
essenzialmente tecnica e quindi pionieristica per l'Italia, concetti
importanti per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati selvatici.
Anche se per il Villani ("Caccia alle specie nobili" ed.
Ass. Cacciatori di Bolzano, Fiume, Gorizia, Pola, Trento e Trieste
- Trento 1936) la "Girata" è una strategia di prelievo
da utilizzare per i cervidi e non prevede nella sua forma codificata
l'impiego del cane ma solamente di due cacciatori (uno che accosta
e scova il selvatico e il compagno postaiolo), possiamo tuttavia trovare
alcune analogie di fondo con il concetto moderno ed attuale della
girata al cinghiale: discrezionalità ed efficacia del prelievo.
Gli aspetti che caratterizzano oggi questa tipologia venatoria essenzialmente
tecnica sono la buona conoscenza dei luoghi di caccia e delle abitudini
del cinghiale, il proficuo utilizzo di un numero limitato di postaioli
e l'impiego di un cane specialista nel lavoro da singolo. S'intuisce
immediatamente che l'efficacia della girata è strettamente
collegata al tipo d'ambiente in cui si agisce con l'attività
venatoria e permette ottimi risultati in habitat diversificati con
alternanza tra macchia, bosco, prati e zone aperte e spesso questi
ambiti ricadono in aree ecotonali collinari e montane con un discreto
grado di antropizzazione. Le zone di stacco sono fondamentali per
effettuare un'accurata tracciatura perimetrale dell'area, allo scopo
di localizzare la zona di sosta dei cinghiali e per posizionare i
postaioli allo sbocco dei trottoi di fuga e di passaggio dei selvatici.
Le macchie ed i boschi poco estesi e frammentati ben si addicono al
lavoro di un solo ausiliare, diversamente le ampie aree con fitta
vegetazione possono risultare sfavorevoli al lavoro del cane solista
che incontra notevoli ostacoli nellÕazione di scovo e nel fronteggiare
e prevenire i pericolosi attacchi del suide. Il limitato numero di
postaioli e l'impiego di un solo cane ottimamente preparato rendono
questa tecnica di prelievo particolarmente adatta alle esigenze di
contenimento numerico del cinghiale anche in aree di particolare interesse
naturalistico ed ambientale come i parchi, le riserve naturali e le
Z.R.C. e spesso la girata, in questi ambiti, può affiancare
e completare gli abbattimenti di tipo selettivo. In senso più
ampio credo che tra i metodi di tipo selettivo si possa inserire anche
la girata che se interpretata correttamente, offre la possibilità
di un prelievo programmato su determinati soggetti per sesso e classe
d'età. La scelta del capo da abbattere può essere fatta
dal conduttore nel momento di decidere quale pista seguire (grossa
orma di un solengo, traccia di medie dimensioni con altre nettamente
più piccole che fanno dedurre la presenza di una femmina con
la prole, ...) o in una seconda fase dai postatoli, se vedranno sfilare
lentamente il cinghiale nella loro area di sparo. Un ruolo fondamentale
alla pratica ed allo sviluppo di questo sistema di caccia è
stato tenuto dalla Regione Emilia Romagna che ha inserito, nel R.R.
21 del 1995 "Gestione faunistico-venatoria degli ungulati in
Emilia Romagna", la girata tra i sistemi di prelievo del suide
tenendo conto delle indicazioni tecniche suggerite dall'INFS ( Istituto
Nazionale della Fauna Selvatica ). In Emilia Romagna il gruppo di
girata non può essere composto da un numero superiore di sette
cacciatori compreso il conduttore del cane "Limiere" che
deve essere abilitato ad operare in girata attraverso un corso specifico
che prevede il superamento di un esame finale Aspetto assolutamente
innovativo introdotto dal R.R. 21 è la verifica prevista per
il cane da utilizzare in girata, che in pratica ha l'obbligo di essere
testato attraverso una prova riconosciuta dall'ENCI. Su questo punto
l'Associazione Italiana Alpenlaendische Dachsbracke ha svolto un ruolo
importante, proponendo ed ottenendo dall'ENCI l'mologazione di un
test per valutare le qualità dei cani del 6° Gruppo (segugi
e cani per pista di sangue) nel lavoro a singolo su cinghiale. Tra
le Provincie dell'Emilia Romagna quella di Modena ha creduto sin dall'inizio
al valore della girata sotto molteplici aspetti: efficacia, disturbo
faunistico limitato, crescita tecnica del cacciatore e sicurezza.
Nella stagione venatoria 1999/00 in Provincia di Modena circa il 50%
dei cinghiali abbattuti a caccia ed attraverso i piani di controllo
numerico nelle zone protette è stato effettuato con il metodo
della girata. In Provincia di Bologna è stata utilizzata inizialmente
per i piani di controllo ed attualmente stata introdotta in
forma ancora limitata e sperimentale come tecnica di caccia. Se i
riferimenti legislativi che di fatto ufficializzano ed autorizzano
questo tipo di prelievo sono recenti e facilmente rintracciabili e
databili la faccenda si complica, per chi la vuole ingarbugliare,
nel cercare di stabilire quando e dove, in epoca moderna è
nata la girata. Molti "esperti" sostengono, lasciandosi
trascinare da un'esterofilia venatoria stereotipata che nobilita tutto
ciò che in campo cinofilo-venatorio proviene dal Mitteleuropa
e dall'Est-Europa, che la girata sia un modello di caccia introdotto
dall'estero. Personalmente ritengo che la girata praticata oggi in
Italia sia il frutto della maturazione e della crescita tecnica del
cacciatore di cinghiale che ha dovuto tra l'altro confrontarsi, a
partire dagli anni '70 e '80, con la forte espansione numerica e territoriale
di altre specie di ungulati in molte zone appenniniche. Cacciare il
cinghiale con cani di scadente qualità o di grande iniziativa
ma male preparati serve solo a perdere tempo e giorni per recuperare
gli ausiliari persi in inseguimenti inutili di ungulati non target,
creando al contempo un disturbo faunistico che può talvolta
indurre situazioni pericolose anche per l'uomo, come gli incidenti
automobilistici. Questo aspetto ha "costretto" i conduttori
ad utilizzare cani ben addestrati che possono essere definiti specialisti
nel lavoro da singolo. Riuscire a preparare in maniera eccellente
un solo cane è compito senz'altro più agevole e semplice
che addestrare più ausiliari per il lavoro di gruppo. Dressare
una muta che non sia un'improvvisata squadra di dilettanti dedita
soprattutto ad atti vandalici è un lavoro che richiede una
disponibilità di tempo e di esperienza che molti cacciatori
non hanno, e per poter convivere con più cani è necessario
avere a disposizione uno spazio che non si addice alle normali situazioni
di vita di molti cacciatori soprattutto di città. Proprio per
questi motivi il cane da singolo sta vivendo un periodo di grande
considerazione e di eccellenti prospettive future che tuttavia non
limiteranno spazio e prestigio al lavoro meraviglioso ed ammaliante
di una "vera" muta di segugi. Anche perchè ci sono
situazioni ambientali (e sociali!) in cui il lavoro omogeneo di più
cani è indispensabile per raggiungere l'efficacia desiderata
nel prelievo del cinghiale. Il cane da singolo quindi è da
considerare come un arricchimento ed una possibilità di crescita
cinofila e cinotecnica per molti appassionati cacciatori-conduttori.
Il lavoro del Dachsbracke nella "Girata"
La tracciatura
E' la fase che permette di individuare l'usta recente (traccia calda)
del cinghiale nelle zone d'alimentazione o nei percorsi di transito
(trottoi) ed è il riferimento indispensabile per procedere
alla fase successiva dell'accostamento al selvatico. Un'accurata tracciatura,
che può protrarsi anche per alcune ore, permette successivamente
di risparmiare tempo e di ottenere risultati eccellenti. Il conduttore
con il Dacke alla lunga (guinzaglio rigorosamente in cuoio di 6-9
metri) percorre il perimetro della zona interessata alla girata osservando
il comportamento del proprio ausiliare che cercherà con grande
passione e segnalerà il trottoio transitato recentemente dal
cinghiale. La conferma del cane della pista interessante da seguire
avviene attraverso il comportamento che può variare da soggetto
a soggetto, ma che è determinato dalla gran passione per la
caccia e dall'incontenibile eccitazione. La lunga si tende per la
decisione del cane nel seguire la pista con il tartufo incollato al
suolo, la coda alzata frusta l'aria in segno di gioia, mentre più
raramente qualche soggetto si lascia andare a qualche abbaio acuto
di conferma per poi seguire la pista muto fino in prossimità
del cinghiale. La traccia è promettente quando è recente
e si sviluppa in direzione di possibili zone di lestra. Ma non basta:
bisogna verificare che gli animali non siano usciti dall'area di caccia
completando la tracciatura perimetrale della porzione di macchia o
di bosco che potrebbe offrire rifugio al cinghiale. Se la verifica
dell'uscita degli animali è negativa allora si avrà
quasi la sicurezza di aver correttamente localizzato la posizione
dei cinghiali. Proprio per facilitare quest'importante fase preliminare
del prelievo soprattutto in Francia, in molte riserve di caccia, sono
appositamente predisposte e mantenute pulite dalla vegetazione linee
di tracciatura larghe alcuni metri che delimitano porzioni boschive
di diversa estensione e servono al duplice scopo di tracciare durante
una battuta di caccia e stimare le popolazioni di ungulati presenti
in riserva. Una volta individuato la zona di sosta dei cinghiali si
procede a posizionare i postatoli nei punti strategici e di possibile
transito. E' uno dei compiti più delicati ed importanti che
deve svolgere il capo caccia ma che nel caso della girata non risulterà
particolarmente complicato per l'esiguo numero di cacciatori da dirigere.
Infine una considerazione sull'aspetto della sicurezza: i postatoli
non devono mai derogare dall'ordine di non spostarsi dal punto assegnato
fino al termine della cacciata e dovrebbero tutti indossare ( compreso
il conduttore del cane) appositi giubbini di colore rosso-arancio
ad alta visibilità in modo da essere ben visibili. In Provincia
di Modena è obbligatorio indossare le giubbe fluorescenti!
L'accostamento
Nell'accostare il selvatico il Dacke lavora con precisione, discrezionalità
e sicurezza; un avvicinamento che si preferisce silenzioso privo di
voce sino al covo del selvatico. La particolare guidata muta del Dacke
è una delle caratteristiche peculiari della razza ed in generale
degli Schweisshunde e questa attitudine può creare un vantaggio
non trascurabile ai fini dell'efficacia del prelievo con il metodo
della girata. Ci sono situazioni in cui il conduttore si può
trovare a tracciare nelle immediate vicinanze delle zone di rimessa
del suide e un'azione silenziosa dell'ausiliare risulta assolutamente
indispensabile se non si vuole alzare il suide prima di aver posizionato
le poste, soprattutto in zone dove la vegetazione non offre un sicuro
rifugio al cinghiale che potrebbe allontanarsi al primo segnale di
pericolo. Il conduttore nel percorso d'avvicinamento al selvatico
è collegato al cane con la lunga che non è uno strumento
per trattenerlo, ma testimonia il feeling tra il cane e il conduttore.
Spesso in ambienti appenninici o di macchia mediterranea è
problematico se non impossibile seguire il cane con la lunga, e in
questo caso è indispensabile che l'ausiliare proceda con un
passo lento e metodico per consentire al conduttore di seguirlo lungo
la pista. Se abbiamo lavorato correttamente durante la fase d'addestramento
il nostro Dachsbracke sarà anche abituato, su comando, a fermarsi
(seduto) nell'attesa dell'arrivo del conduttore che avrà aggirato
gli ostacoli imposti dalla vegetazione. Nonostante il procedere lento
del cane capita frequentemente che l'ausiliare si allunga e non sia
più visibile ma se si utilizza il Dacke sarà agevole
risolvere l'inconveniente: il cane effettuerà il tipico comportamento
a pendolo cioé tornerà a riprendere il conduttore per
poi rimettersi sulla pista del cinghiale con grande determinazione.
E questa è un'altra importante peculiarità della razza
ed una caratteristica fondamentale che garantisce un'azione vincente
ed efficace nella girata al cinghiale. Altro aspetto che rende il
Dachsbracke una delle razze maggiormente predisposte a svolgere il
lavoro a singolo sul cinghiale è l'innata predisposizione a
mantenere con determinazione la pista di partenza e di rifiutare il
cambio su altre emanazioni incontrate durante l'accostamento.
Segnalazione con abbaio a fermo
Dopo tanta fatica, con qualche graffio sul corpo, soprattutto in volto,
siamo ormai in prossimità della lestra occupata dal suide.
Il cane è sempre più determinato e motivato nel seguire
la pista e nell'ultima fase tenderà a velocizzare la propria
azione per poi rallentare giunto a ridosso della "bestia nera".
L'odore del cinghiale è nell'aria, il Dacke alza frequentemente
la testa aspirando per analizzare olfattivamente l'aria e sicuro ormai
di aver raggiunto l'obiettivo esplode in un potente e regolare abbaio
a fermo, minaccioso, che trasmette tutto il suo coraggio e la sua
caparbietà. In aree occupate da una lussureggiante e densa
vegetazione il cinghiale tende quasi sempre ad intestardirsi a non
lasciare immediatamente il fitto se non dopo una azione decisa di
scovo del cane che non dovrà mai eccedere in aggressività
ma dovrà pressare il suide con caparbietà ed intelligenza
tenendosi a debita distanza. Non di rado succede che il cinghiale
sia già partito dal covo anticipando l'arrivo del cane e del
conduttore e se il capocaccia ha sistemato le poste in maniera ottimale
il cinghiale transiterà nelle zone di tiro lentamente perchè
non pressato ed inseguito da vicino dal cane. E' la situazione ottimale
per poter scegliere il capo da abbattere e per piazzare colpi precisi.
Seguita
Il cinghiale è stato alzato, parte deciso seguendo generalmente
percorsi conosciuti e familiari mentre i postaioli si renderanno conto
della nuova situazione perchè l'abbaio a fermo potente e regolare
del Dacke si evolve in una seguita condotta a voce acuta e frammezzata
che avvisa i postaioli di stare all'erta. Se l'emozione, che è
sempre presente anche nei cacciatori più esperti e navigati,
non gioca brutti scherzi, per il cinghiale non c'è scampo.
Il cane affaticato ma veloce gli giunge a ridosso, ma prima di gettarsi
sulla preda si accerta che sia ormai inoffensivo. Chi non conosce
questa razza eccezionale è portato a credere che i giochi siano
ormai fatti ma il Dacke riserva ancora un comportamento di grande
utilità ed efficacia. Dopo essersi soffermato per pochi minuti
sul cinghiale abbattuto ritorna indietro nella zona di scovo per accertarsi
che non ci siano rimasti dei cinghiali eccessivamente pigri. Spesso
la musica ricomincia! Nel caso il suide in fuga riesca a superare
indenne le poste, la seguita del Dacke non si prolunga mai eccessivamente,
consentendo al conduttore un agevole recupero del cane che permette
ai cacciatori di riassaporare una nuova ed emozionante avventura di
caccia al cinghiale.
Marco
Levrini