Il
Dachsbracke Austriaco
Origine
ed evoluzione della razza
Dove
inizia la storia di questo piccolo grande cane? August BAUMANN nel
suo libro "Die Dachsbracke" (ed. Lankam, Graz - 1934) ipotizza
un'origine molto antica della razza tanto da riferire che, nelle montagne
dell'Europa Centrale, un cane molto simile al Dachsbracke era sempre
stato presente. Nel Volume intitolato "Die Haustiere in Abstammung
und Entwicklung" (Origine ed evoluzione degli animali domestici)
scritto dal professore universitario Dr. HILZHEIMERS, viene riportata
una rappresentazione grafica, risalente all'epoca romano-gallica,
di un cane da seguita, intento ad abbaiare ad un cinghiale, che trova
una discreta corrispondenza con il Dachsbracke. Nei dipinti risalenti
al XVII secolo di Franz von DEFREGGER troviamo raffigurati ripetutamente
dei cani da caccia le cui fattezze corrispondono inequivocabilmente
a quelle del Dachsbracke Alpino. La storia recente e meglio conosciuta
del Dachsbracke nasce in Mitteleuropa intorno alla metà dell'Ottocento
grazie all'opera selezionatrice d'alcuni cacciatori che sentono la
necessità di avere al proprio fianco un ausiliare affidabile
per la ricerca degli ungulati feriti nelle riserve che sia anche in
grado di svolgere ottimamente la funzione di un "cane d'utilità",
vale a dire capace di scovare ed inseguire con successo diversi selvatici
tradizionali come la lepre, la volpe ed altri mammiferi d'interesse
venatorio. Utilizzando ceppi di segugi locali, presenti in una vasta
zona che va dalla Carinzia ai Monti Metalliferi, di piccole dimensioni
e bassi sulle zampe, si ottenne un "bassetto" (non un incrocio
tra il bassotto ed il segugio), che all'inizio della selezione si
presentava spesso disomogeneo soprattutto in altezza e per la lunghezza
degli arti ma dotato di robusta costituzione, con una muscolatura
pronunciata adatta all'ambiente montano. La colorazione del mantello
poteva andare dal rosso cervo, al color cioccolato, al rosso capriolo
o presentare un'evidente carbonatura. Spesso erano presenti macchie
bianche sulle zampe, nella testa e sul petto, più raramente
faceva la sua comparsa anche il nero. La mancanza di un'omogeneità
morfologica dei cani allevati era determinata dall'interesse predominante
dei cacciatori di montagna a selezionare dei soggetti particolarmente
dotati per il lavoro venatorio senza prestare eccessiva attenzione
alla loro forma esterna. Un cane che sin dall'origine della sua selezione
ed allevamento doveva essere basso sulle gambe con corpo allungato
(rientrare nel rettangolo), presentare una corporatura robusta, una
testa importante di forma quasi prismatica, orecchie discretamente
lunghe e pendenti attaccate nettamente in alto ed arrotondate in fondo:
un braccoide di piccola taglia. Bisogna comunque attendere il 27 settembre
1896, anno in cui durante i lavori dell'assemblea generale dei soci
del neo costituito CLUB DACHSBRACKE (15 marzo 1896) si fissarono i
tratti distintivi e caratterizzanti la razza, per ritrovare una prima
descrizione ufficiale del Dachsbracke BAUMANN riferisce, nel suo libro
"Die Dachsbracke", che un ricco possidente terriero, Friedrich
MUELLER, residente a Mauresber nei Monti Metalliferi, si era dedicato
negli anni '80 all'allevamento di cani da caccia robusti e di piccole
dimensioni che in territorio tedesco erano conosciuti con il nome
di "Mauresberger". Il termine "Dachsbracke" fu
coniato ed utilizzato per contraddistinguere la razza per la prima
volta nel 1886 da Ludwig BECKMANN e Otto GRASHEY, pittori animalisti
che si prodigarono poi per fare riconoscere dalla cinofilia ufficiale
questo tipo di cane. Una breve disquisizione sul nome della razza:
se l'aggettivo Alpenlaendische, che significa delle zone alpine, non
lascia spazio a nessuna soggettiva interpretazione, il sostantivo
composto Dachs+Bracke può trovare un'interpretazione dicotomica.
Dachs potrebbe significare tasso e quindi portare alla definizione
di segugio tasso, probabilmente per l'analogia degli appiombi anteriori
di molti soggetti, con quelli del tasso, oppure potrebbe derivare
da Dachshund (bassotto) che farebbe intendere un cane di taglia intermedia
tra il segugio ed il bassotto ma non un incrocio tra le due razze.
Tra i primi allevatori spicca per l'impegno e la dedizione August
BAUMANN, considerato uno degli antesignani nell'allevamento del Dachsbracke,
che ha dimostrato un'eccellente conoscenza ed interesse per i soggetti
presenti nei territori extra-alpini, provvedendo ad un arricchimento
genetico del proprio allevamento in Carinzia inserendo nuove linee
di sangue. Il canile di Pernerhof situato nella Lavanttal in Carinzia
divenne in seguito il più importante degli allevamenti di Dachsbracke.
Nel 1970 il Dachsbracke viene inserito nell'elenco delle razze riconosciute
dalla F.C.I. come razza d'origine tedesca ma su pressione degli estimatori
austriaci nel 1975 la F.C.I. riconosce ufficialmente come razza austrica
l'Alpenlaendische Dachsbracke lasciando ai tedeschi la paternità
del più piccolo e meno conosciuto Westfaelische Dachsbracke
(30-35 cm al garrese) oggi presente con un numero ridotto di soggetti.
Attualmente il Dacke delle Alpi è incluso con il numero 254
nella 2° sezione del 6° gruppo (Cani per pista di sangue)
delle razze riconosciute dalla F.C.I.
Il Dachsbracke: cane da traccia
Nel 1892 e nel 1893 il Dr.Hans Maria von KADICH riferisce dell'utilizzo
del Dachsbracke come cane da sangue che veniva allevato ed utilizzato
presso le case di caccia della corte degli Asburgo ad Ischl e Muerzsteg,
in quel periodo però i proprietari di molte riserve austriache
non assegnavano l'importanza dovuta alla ricerca degli ungulati feriti
per la mancanza di conoscenza delle caratteristiche dei cani da sangue
e del tipo di lavoro e d'utilizzo che erano in grado di svolgere.
Ben presto però la situazione si modificò, grazie anche
all'opera di divulgazione e sensibilizzazione operata dai sostenitori
della razza e dal Klub DACHSBRACKE, ed il piccolo cane da traccia
delle alpi ebbe così modo di esprimersi e di farsi apprezzare
nella ricerca della selvaggina ferita. Nel 1931 il Klub DACKSBRACKE
richiese formalmente all'ente cinofilo austriaco, allegando una documentazione
dettagliata, il riconoscimento della Razza come cane da traccia; richiesta
accolta ed ufficializzata nel 1932. Da quel momento il Dachsbracke
entrò ufficialmente a fare parte degli "Schweisshund"
insieme all'Annoveriano ed al Bavarese. Un arricchimento ed un ampliamento
dei cani selezionati per il recupero della selvaggina ferita che non
ha eroso spazio e prestigio alle altre razze da traccia, ma che invece
ha arricchito d'interesse e di significato questo tipo d'attività
ed impiego di cani specialisti.
Eccellente per il prelievo del cinghiale
Il Dacke si differenzia dalle altre razze da traccia per le diverse
caratteristiche morfologiche e caratteriali, che comportono quindi
uno stile di razza differenziato nel lavoro rispetto all'Annoveriano
ed al Bavarese. Inoltre grazie alla sua intelligenza e predisposizione
a pistare la traccia con metodo e determinazione, alle grandi doti
d'inseguitore tenace dotato di una voce potente e squillante èstato
utilizzato dalla fine dell'Ottocento in poi in diverse situazioni
venatorie (non è un cane polivalente come si tende a semplificare
ma un cane specialista che può svolgere egregiamente la funzione
di un cane polifunzionale!), mentre l'annoveriano ed il bavarese sono
stati impiegati quasi esclusivamente per il recupero degli ungulati
feriti. Questo utilizzo diversificato è senza dubbio un aspetto
che aggiunge valore ed attenzione per il Dachsbracke. Il Dachsbracke
Austriaco è un cane dotato di grande carattere e determinazione
che riesce ad avvicinare muto il selvatico con concentrazione e sicurezza,
con scarsa propensione al cambio (deve essere "riemenfest"),
riservando una voce caratteristica e ben udibile nella fase di scovo
ed inseguimento e dimostrando un'intelligenza istintiva nel rientrare
quando il selvatico si allunga ed oltrepassa le poste. Caratteristica,
quella "del cane corto", importante e fondamentale per un
azione di prelievo efficace e per niente dispendiosa in termini di
ricerca e di recupero dell'ausiliare. Inoltre, la predisposizione
del Dacke al lavoro da singolo lo rende particolarmente idoneo per
operare in situazioni ambientali discretamente antropizzate ed in
ambiti gestionali in cui l'efficacia e la discrezionalità dell'attività
di prelievo sono prerogative ormai indispensabili alla luce dei nuovi
indirizzi di gestione faunistico-venatoria e territoriale. E' un cane
completo che si adatta perfettamente al metodo della "girata"
al cinghiale che prevede l'impiego di un solo ausiliare, durante l'azione
di caccia, in grado di svolgere anche la funzione del "Limiere"
ovvero un tracciatore affidabile capace di segnalare al proprio conduttore
la pista calda (non più vecchia di 8-10 ore) e di seguirla
con metodo, senza cambi, fino alla zona di sosta e di rifugio dei
selvatici. Il limitato numero di postaioli e l'impiego di un solo
cane ben addestrato rende questa tecnica di prelievo particolarmente
adatta alle esigenze di contenimento numerico del cinghiale anche
in aree di particolare interesse naturalistico ed ambientale come
i parchi, le riserve naturali e le Z.R.C. e spesso la girata, in questi
ambiti, affianca o completa gli abbattimenti di tipo selettivo. In
senso più ampio credo che tra i metodi di tipo selettivo si
possa inserire anche la "girata" che se interpretata correttamente
offre la possibilità di un prelievo programmato su determinati
soggetti per sesso e classe d'età. La scelta del capo da abbattere
può essere fatta dal conduttore nel momento di decidere quale
pista seguire (grossa orma di un solengo, traccia di medie dimensioni
con altre nettamente più piccole che fanno dedurre la presenza
di una femmina con la prole, ...) e in una seconda fase dai postaioli
che vedranno sfilare lentamente il cinghiale nella loro area di sparo.
Anche se in Italia il Dacke è conosciuto ed utilizzato soprattutto
per il prelievo del cinghiale e per il recupero della selvaggina rimane
tuttavia un ottimo ausiliare per cacciare altri selvatici tradizionali
come la lepre e la volpe.
Marco
Levrini